CLUBHOUSE, UNA NUOVA RIVOLUZIONE SOCIAL

Ha da poco fatto la sua comparsa nel multiforme universo dei Social Media, ma davvero nessuno ha potuto fare a meno di notarlo. In una manciata di giorni gli iscritti a Clubhouse – perché è di questo che stiamo parlando – a livello globale erano già milioni. Ma com’è stato possibile tutto questo? In fondo, in un’epoca che elargisce nuovi social e app con il ritmo di un distributore di bibite gelate nel Sahara, il sedile del passeggero accanto al successo è diventato privilegio per pochi.

L’idea, di per sé, sembra quasi banale. Di quelle che ti fanno sussultare e rimuginare: “Ma perché non c’ho pensato io, a una cosa del genere?”. Eppure, quella di Clubhouse – pur nella sua linearità – si propone come una rivoluzione tutt’atro che silenziosa, nel senso letterale del termine. Il discorso degli audio, delle stanze che si aprono e poi si dissolvono, è certamente una carezza accurata all’interesse collettivo. Se non altro, inserisce una nuova modalità di relazione in un panorama liquido. La vera forza centripeta che attira verso il nucleo di questo social, tuttavia, risiede altrove.

 

 

 

 

Clubhouse, infatti, possiede il pregio di infrangere una volta per tutte la barriera di vetro che, pur impercettibile, si è sempre frapposta tra i personaggi e la gente comune. Il circolo virtuoso è servito: i primi – artisti, influencer, politici, giornalisti, sportivi et ceteram – decidono di iscriversi in massa per comunicare i propri topic attraverso una modalità inedita, andando così ad intercettare una notevole fetta di nuovo pubblico che sospinge la loro notorietà. Le altre persone, invece, hanno finalmente la possibilità di confrontarsi con i propri modelli d’ispirazione, idoli, guru, senza filtri ulteriori. Le distanze che si accorciano diventano un incentivo potentissimo per la fruizione di questa chiave narrativa.

Una combinazione di fattori vincenti che promette una crescita verticale per Clubhouse lungo tutto il 2021.